Quando possiamo parlare veramente di arte? Lo spiega Alessio Musella

 

Alessio Musella è uno dei massimi esperti nel campo della divulgazione dell’arte, i suoi eventi riscuotono sempre grande successo di pubblico e la comunicazione efficace che lo contraddistingue lo rende un vero e proprio guru nel settore.

Curatore di numerose importanti mostre, come “Wow – Collettiva d’arte” che si tiene attualmente a Villa Bertelli a Forte dei Marmi, Alessio Musella ha più volte affrontato l’argomento riguardante proprio ciò che può essere realmente definito come arte, oggetto artistico per eccellenza.

Ecco cosa ha detto al riguardo al nostro microfono.

 

Quando un oggetto (che sia un dipinto, un’installazione o altro) può essere considerato un’opera d’arte?

Questa domanda, che appare di semplice comprensione, nasconde invece un dilemma che esiste da sempre: chi decide quando sia possibile o meno parlare di arte e soprattutto chi dà il valore all’opera.

Oggi il termine artista è fin troppo inflazionato, chiunque pensa di alzarsi un giorno ed iniziare a creare. Ma alla base di un’opera ci deve essere non tanto la tecnica, che certo non guasta, ma un significato da esprimere, altrimenti, anche se si esce a pieni voti da un’accademia, il rischio è di essere un ottimo esecutore, ben lontano dal concetto di artista.

Se poi prendiamo in considerazione la digital art tutto diventa pericolosamente scontato,  perché le immagini sono facili da creare ed alcune sono anche piacevoli da guardare, ma per me ciò è l’anticamera del design, magari bello da mettere in salotto, ma lì rimane, e difficilmente  possiamo parlare di quotazioni o investimenti perché tutto diventa riproducibile e senza anima.

Se si vuole capire un po’ come funziona il sistema arte, quando parliamo di quotazioni esistono parametri precisi che aiutano a comprendere il perché di un valore e come è stato assegnato, ad esempio si ripercorre la carriera dell’artista attraverso le mostre personali, le collettive, i cataloghi, le curatele, etc. Per questo diffido spesso dei nuovi arrivati che hanno quotazioni importanti da subito, in questo caso parliamo di speculazioni immediate ma che se non portano poi un vero e proprio percorso artistico tali restano.

Se prendiamo in considerazione invece artisti storicizzati o grandi nomi, è la storia a decidere ma anche qui non esiste una regola per tutti; quando battono all’asta un Picasso o un Koons, con valori astronomici, non significa che tutta la produzione di quell’artista abbia la stessa valutazione, ma questo è un campo minato e non basterebbero svariate pagine  per essere raccontato.

 

In particolare, secondo quali canoni una realizzazione artistica può essere considerata New Pop?

In teoria la risposta è facile perché solitamente i parametri sono tre: la riconoscibilità del soggetto, i colori forti e il richiamo alle origini legate alla Pop Art e ai suoi protagonisti. 

Anche qui possiamo trovare neo artisti molto modaioli, che probabilmente hanno un percorso già delineato con ottime vendite perché piacciono e prezzi abbordabili, ma in breve come sono nati rischiano di sparire. Quando invece ci troviamo davanti ad artisti che dietro alle loro scelte neo pop inseriscono concetti importanti, legati alla loro poetica, tutto cambia; per esempio, al secondo piano di Villa Bertelli a Forte dei Marmi sono esposti artisti neo pop, tra i quali ce ne sono di affermati, ma anche emergenti, che rischiano di apparire un po’ forzati ed improvvisati, ma questa è l’arte oggi e spesso sono proprio i galleristi a creare effimere bolle di sapone che in breve scoppiano.