In Italia avevamo dimenticato la normalità

Un tranquillo passaggio di consegne, un governo insediato nel giro di pochi giorni, un incarico accettato senza riserve. Giorgia Meloni si è insediata, ha preso in mano la campanella con cui aprire il consiglio dei ministri. Nulla quindi di eccezionale, niente che dovrebbe essere ritenuto come straordinario.

Eppure tutto è apparso quasi insolito per la politica italiana. Ci si meraviglia cioè che nel nostro Paese il passaggio di consegne sia avvenuto senza particolari traumi. E anzi con una fase di transizione in qualche modo studiata sia dall’uscente Mario Draghi che dalla neo proclamata Meloni.

In Italia forse ci si era dimenticati della normalità. Questo per diversi fattori. In primis, per il contesto politico dell’ultimo decennio. Dalla caduta dell’ultimo governo Berlusconi nel 2011 non c’è più stata una chiara alternanza tra destra e sinistra. Al contrario, ci sono state maggioranze piuttosto variabili e fragili e, di conseguenza, governi abbastanza deboli. Raramente il passaggio di consegne è quindi avvenuto in un contesto normale. Su tutti è da ricordare l’episodio del 2014, al momento della consegna a Renzi della campanella da parte di Enrico Letta, con quest’ultimo che non è riuscito nemmeno ad accennare a un sorriso ed è uscito subito da Palazzo Chigi in polemica con il successore.

L’anomalia negli ultimi anni però non è stata solo politica. La mancata alternanza tra una chiara maggioranza e un’altra ha fatto perdere di vista anche l’importanza di concepire, in seno a una parte del mondo mediatico, punti di vista diversi. A luglio quando Mario Draghi si è dimesso, una parte della stampa ha vissuto quell’evento come una tragedia. Quasi come se fosse anomalo che un parlamento, al netto dell’opportunità politica di interrompere anticipatamente quella specifica esperienza esperienza di governo, potesse mettere in discussione il programma del presidente del consiglio in carica.

Oggi quindi è per questo che ciò che è normale viene vissuto come insolito. Vero che Mario Draghi e Giorgia Meloni sono agli antipodi a livello politico, provenendo da esperienze molto diverse. Ed è anche vero che il partito guidato da Giorgia Meloni è stato l’unico in parlamento a fare opposizione al governo di Draghi. Ma un tranquillo passaggio di consegne è quanto di più normale possa esserci in una democrazia.

Finisce un’esperienza di governo e ne inizia un’altra e, nel frattempo, tra l’uscente e il subentrante si instaura un dialogo sui dossier più importanti e sul lavoro da svolgere. Dovrebbe insomma essere sempre così. Oggi Giorgia Meloni riceve la campanella anche grazie a un ampio sostegno elettorale ricevuto dal suo partito, domani se il nuovo presidente del consiglio saprà dimostrare di avere ancora ampio consenso continuerà con la sua azione di governo, diversamente il voto incaricherà un’altra coalizione di formare un altro governo, con un altro presidente del consiglio pronto a ricevere, senza traumi, la campanella.

Nulla di più semplice, nulla di più normale. E, per questo, nulla di più insolito per l’Italia. In un’epoca di straordinarie emergenze, recuperare almeno la normalità nell’ordinario sarebbe già un gran bel passo in avanti.