“Lussuria mortale” di Fabio Fabiano, lo scrittore parla del suo ultimo giallo

Poliziotto e scrittore, due punti di vista sulla realtà che si fondono perfettamente in un autore, Fabio Fabiano, che libro dopo libro avvince sempre di più il lettore lasciando scoprire di volta in volta nuovi aspetti del suo personaggio, ossia l’Ispettore Di Falco.

Fabio Fabiano, esperto di Polizia scientifica e attualmente in servizio presso la squadra mobile della Polizia di Stato ad Agrigento, è impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata.

Presiede l’Associazione Emanuela Loi, da lui fondata, che porta avanti, tra le altre attività, un’opera di sensibilizzazione dei giovani contro la mafia. Si dedica alla conduzione di programmi radiofonici e alla realizzazione di documentari televisivi, sempre svolgendo un’intensa attività volta alla diffusione della legalità.

Ha pubblicato diversi libri, tra i quali: “Il Caso del Morto per Fortuna” (2008), “Cuore di Gesù” (2009), “46909” (2010), “Il Frutto della Corteccia” (2013), “Vittime di Mafia” (2015), “Foto dell’anima” (2016).

Da poco è uscita la sua ultima fatica letteraria, “Lussuria mortale”, giallo edito da Monetti Editore, che vede l’Ispettore Di Falco impegnato ad affrontare un nuovo misterioso caso.

Il libro ha al centro l’indagine che Giovanni Di Falco, insieme agli altri poliziotti del commissariato in cui lavora, porta avanti sulla sparizione dell’ingegnere Mario Farruggia. Una storia, quella raccontata in “Lussuria mortale”, che svela un intrigo fatto di sangue, sesso estremo e soldi e che lascia il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina.

Quando chiediamo a Fabio Fabiano di parlarci di sé accetta senza esitazioni, nonostante i suoi tanti impegni come uomo di legge e come scrittore.

 

Fabio Fabiano

 

Quando hai scoperto l’amore per la scrittura?

Si pensa che i poliziotti che fanno indagini passano il loro tempo in appostamenti e inseguimenti. In realtà io passo ore intere a scrivere rapporti e informative quindi posso dire che scrivere è il mio lavoro prioritario. Il piacere della scrittura viene nel momento in cui rileggi quello che hai scritto e ti garba, se poi ci sono degli estimatori allora la soddisfazione aumenta. Inizialmente ero un narratore, infatti raccontavo ai miei amici ciò che vivevo come poliziotto, i casi che concludevo, e apprezzavo il loro grande interesse. Allora ho pensato che potevo anche scrivere delle storie che se non vere potevano essere verosimili.

Com’è nato il personaggio dell’Ispettore Di Falco?

Inizialmente nel creare l’Ispettore Di Falco mi sono rifatto a un ispettore di polizia vero, cioè l’Ispettore Di Franco. Era il mio mito quando ero piccolo e poi da poliziotto, lavorando con lui, è diventato il mio mentore. Seguendo il suo modo di fare polizia ho capito che in questo mestiere è fondamentale l’esperienza, la conoscenza del territorio e della gente, la caparbietà e il chiedersi sempre il perché di ciò che accade. Di Falco si è sempre più avvicinato al mio modo di essere poliziotto e al mio modo di vedere fenomeni sociali e politici. Soprattutto nelle ultime opere Di Falco mi permette di scrivere il mio pensiero su alcuni temi molto discussi e complessi quali: immigrazione, etica, politiche criminali, eutanasia, omosessualità. Chi legge attentamente i miei noir spero possa cogliere le mie idee su questi fenomeni e, al di là della semplice storia poliziesca e delle quattro risate che si fa con Ombra, possa davvero trovare un momento di riflessione.

Ci sono elementi autobiografici sia nell’Ispettore Di Falco che nelle storie che racconti?

Prendo a piene mani dalla mia esperienza e dal mio mestiere di poliziotto. Certamente lo adatto, lo rendo più avvincente creando trame, intrecci e colpi di scena. Come mi piace dire in questi casi, lo “impupo.” Sarebbe davvero noioso leggere soltanto uno schematico rapporto di polizia, anche se spesso utilizzo questa tecnica per sintetizzare quello che è accaduto nel mio noir, scrivendo veri e propri rapporti, inserendo termini tecnici e giuridici.

Conduci programmi in radio e in tv e ti sei occupato di documentari, oltre a scrivere. Se non fossi in Polizia ti daresti completamente al mondo della comunicazione o si tratta solo di una passione?

Ho sempre detto che se non fossi entrato in polizia dopo il diploma liceale avrei tentato la carriera giornalistica. Fondamentalmente i due settori non sono molto differenti, in tutti e due i casi ci vuole molto mestiere e poi tanta curiosità e quella a me non è mai mancata. Non a caso molti dei miei più cari amici, che hanno iniziato con me nelle radio private, adesso sono giornalisti professionisti.

Quando trovi il tempo per scrivere, visto che fai un lavoro così impegnativo?

Di solito la notte, la sera dopo cena o nei giorni di ferie. Mi dispiace per i miei familiari, per mia moglie e mia figlia che devono sopportare un marito e un padre sempre con i neuroni a lavoro per una nuova indagine o per il nuovo libro.

Quale consiglio daresti a chi vuole diventare uno scrittore? E a chi vuole entrare in Polizia?

Intanto consiglio a tutti di scrivere. Adesso si scrive molto di più; la comunicazione grazie ai social network avviene sempre di più per iscritto, mentre prima quasi esclusivamente in forma orale. A volte scrivere per se stessi ha una funzione catartica, per semplificare perché non amo i paroloni, serve per sfogarsi. Poi testate ciò che avete scritto sottoponendolo all’attenzione di amici e parenti sinceri e in balse alla loro reazione decidete di scrivere per gli altri o scrivere per voi stessi. Vi avviso! Non scrivete perché pensate così di diventare ricchi, siete fuori strada. 

Il poliziotto è il mestiere più bello del mondo, non lo cambierei neanche per una paga superiore. Da quando avevo 18 anni ad oggi sono cresciuto con questo lavoro e non solo come peso ed età. Se dovessi scrivervi tutte le esperienze, gli arricchimenti umani, le brutture le bellezze, le atrocità, gli orrori, le vittorie e le situazioni familiari che ho vissuto non mi basterebbe un’enciclopedia. E poi, come dice anche l’Ispettore Di Falco, i soldi sono pochi ma le risate assai. Dopo 30 anni di carriera sono ancora entusiasta di questo lavoro e pronto a ricominciare giorno dopo giorno con la stessa voglia del primo servizio. Non voglio omettere il fatto che ci sono stati problemi e situazioni pesanti, ma se vivi con passione la tua esperienza tutto è superabile.

C’è un messaggio particolare che vuoi comunicare attraverso il tuo nuovo libro “Lussuria mortale”?

Questo è un noir pieno di messaggi e di spunti di riflessione e chiunque lo leggerà troverà ciò che più lo colpisce o interessa. Il poliziesco è solo un pretesto per riflettere su tanti aspetti, legati alla cronaca e non, molto attuali. Il titolo fa riferimento al sesso, in particolare a quello estremo, che tanto incuriosisce e domina la società attuale, pratiche erotiche diffuse talvolta tra le classi sociali ritenute più agiate e per bene. Infine il messaggio principe del libro è che “ciò che appare spesso non è ciò che è nella realtà”.