Il cancro della disuguaglianza

Il cancro della Francia e dell’Occidente intero sono le disuguaglianze. Anche le recenti proteste a Parigi e nelle altre metropoli nascono da questo. Lo riconosce anche il Financial Times (https://lnkd.in/eeeApGG7) in un articolo che mostra l’importanza delle disuguaglianze nell’alimentare la rabbia sociale. Le macchie rosse nelle zolle blu sono le periferie, ventre molle del Paese.

In Francia, la disoccupazione è del sette per cento tra i nati nel paese, ma del 12 per cento per gli immigrati, superando il 17 per cento tra coloro che sono arrivati negli ultimi dieci anni. I paragoni con la Gran Bretagna, la cui demografia e la cui storia coloniale costituiscono forse un punto di riferimento più equo, sono altrettanto schiaccianti.

Questa disparità francese è aggravata da decenni di politica urbana fallimentare che ha portato le comunità di immigrati a concentrarsi nelle banlieue, ostacolando la mobilità sociale. La convivenza in quartieri limitrofi della ricchezza e della povertà a Londra ha i suoi problemi, ma è stata un sostegno contro il consolidamento della disuguaglianza visto in Francia.

Il 28% per cento dei recenti immigrati francesi sono ora nel 10% più basso dei percettori di reddito, rispetto a solo l’8% per cento dei non immigrati. Nel Regno Unito, la cifra è del dieci per cento indipendentemente dal paese di nascita. Questa ghettizzazione favorisce anche la scure della repressione di polizia: a Londra, i neri hanno da due a tre volte più probabilità di essere arrestati rispetto ai loro coetanei bianchi, ma a Parigi la cifra sale a sei volte, e quasi otto volte per quelli di origine araba. Il caso Nahel, origine delle proteste, nasce proprio da un caso di mala giustizia. Che si incardina su un sistema innatamente disuguale.