Fuga dall’Ucraina, quali le ripercussioni per l’Italia?

Da Kiev si scappa. La capitale Ucraina non è più sicura dopo gli attacchi iniziati alle 3.17 di questa notte. Sono immagini sconvolgenti quelle che raccontano delle file di auto incolonnate lungo le vie di fuga della città alla ricerca di luoghi sicuri. La prima coda è quella per la scorta di carburante, da lì si passa a quella per fuggire dall’Ucraina verso i Paesi più tranquilli.

Momenti febbrili  per i civili in preda al panico: il rischio è quello di morire per strada o anche dentro la propria abitazione. E allora si fa la scelta più difficile, quella di abbandonare tutto pur di salvare la propria pelle, ammesso che questa scelta possa avere un buon esito. Altri corrono ai ripari nei bunker. Ma fino a quando si può andare avanti così?

Da stanotte l’Ucraina è la protagonista di una nuova pagina di storia. In tarda sera si erano diffuse notizie di un possibile attacco da parte della Russia. Nulla di certo. Si pensava anche ad una strategia politico-militare senza alcuna conseguenza di fatto.  Ma dopo la mezzanotte (ora italiana) la tensione si è fatta sempre più tangibile e l’ipotesi di un attacco militare è divenuto sempre più concreto fino alla prima notizia ufficiale, quella delle 3.17. In quel preciso  momento è stata data la conferma sull’attacco della Repubblica di Donetsk, una delle due filorusse riconosciute da Mosca, da parte delle forze di Kiev. Da qui, nel giro di poco tempo la miccia si è diramata con effetti devastanti. Non solo basi militari ad essere colpite, ma anche strutture commerciali. E si inizia già a fare la conta  delle vittime civili.

Proprio per questo motivo adesso da Kiev si fugge. È  iniziato, come prevedibile, il grande esodo verso luoghi sicuri. E l’Italia che ruolo assume di fronte a questo flusso migratorio?

Con riferimento alla nostra Nazione siamo abituati a sentire parlare  di immigrazione parlando degli extracomunitari che arrivano via mare. Gli sbarchi che interessano prevalentemente la Sicilia, la Calabria e la Sardegna.  Ma c’è adesso un altro fronte da tenere in considerazione: quello  dell’Est. Da qui finora i migranti sono giunti in modo silente perché, a differenza degli arrivi dal nord Africa, non si usano i barconi (che suscitano clamore mediatico) ma i mezzi pubblici come gli autobus. Si è arrivati regolarmente con un visto turistico, per poi alla scadenza rimanere senza validi documenti. Dall’Ucraina, in particolar modo, il flusso migratorio verso l’Italia ha avuto sempre motivi di carattere economico e adesso si aggiunge quello legato alla guerra. Il nostro Paese inoltre ospita la più grande comunità ucraina in Italia. E adesso il conflitto sta mettendo alla fuga diverse migliaia di cittadini.