L’intreccio tra crisi ucraina e crisi libica: intervista a Marwa Mohammed

La crisi in Ucraina sta avendo risvolti in tutto il mondo. Non esistono regioni che non stanno seguendo da vicino la guerra iniziata lo scorso 24 febbraio. Tra i Paesi più interessati al conflitto c’è l’Egitto: a Il Cairo il rischio di una crisi alimentare provocata dalla mancanza di grano ucraino, unito ai timori di un coinvolgimento del dossier libico nell’attuale conflitto, sta alimentando non poche preoccupazioni. Ucraina e Libia potrebbero intrecciarsi e l’Egitto è il Paese che più guarda con un certo interesse agli sviluppi di entrambe le crisi.

Per capire meglio la situazione abbiamo intervistato Marwa Mohammed, giornalista egiziana vice responsabile del dipartimento affari esteri ed arabi presso il quotidiano Shorouk News.

1) Come si sta vivendo in Egitto l’attuale crisi in Ucraina?

La crisi russo-ucraina ha gettato un’ombra negativa sul mondo, e si è riflessa anche sull’Egitto, mentre il governo egiziano sta cercando di assorbire gran parte dell’inflazione causata dalla crisi. Il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly ha sottolineato durante una recente conferenza stampa che anche l’Egitto è stato colpito da questa crisi, come il resto del mondo, rilevando che il 35% dell’inflazione che si verifica in Egitto è importata dal mondo.

Madbouly ha sottolineato la consapevolezza del governo delle lamentele dei cittadini sugli aumenti dei prezzi, rilevando che prima della crisi russo-ucraina e prima della crisi dell’inflazione, il governo stava lavorando per assorbire il più grande impatto negativo possibile delle ondate di inflazione.

Il primo ministro ha dichiarato che il prezzo della farina è aumentato in Egitto il 17% e nel mondo del 48%, aggiungendo che il pollame e la carne hanno assistito a un aumento dei prezzi, rilevando che il pollame aveva già assistito a incrementi maggiori rispetto agli aumenti testimoniati dal mercato globale, quindi c’è una discussione sull’assorbimento dei prezzi nel prossimo periodo e per fornire merci a prezzi equi e accettabili.

2) Qual è la posizione del governo egiziano sulla guerra?

Il 9 marzo, il Presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha avuto una telefonata con il presidente russo Vladimir Putin, durante la quale hanno discusso e scambiato le vedute sugli ultimi sviluppi della crisi russo-ucraina. Al Sisi ha sottolineato la necessità di dare priorità al linguaggio del dialogo, con il sostegno dell’Egitto a tutti gli sforzi diplomatici che accelereranno la soluzione politica della crisi al fine di limitare il deterioramento della situazione e mantenere la sicurezza e la stabilità internazionale e con la disponibilità dell’Egitto a sostenere questo approccio attraverso le sue mosse in tal senso, a livello bilaterale o multilaterale.

Al Sisi ha affermato che l’Egitto sta seguendo con grande interesse gli sviluppi sul campo, con la massima priorità che l’Egitto dà alla sicurezza e alla protezione dei cittadini egiziani residenti in Ucraina.

All’inizio della crisi, anche il ministero degli Esteri egiziano ha annunciato di seguire con grande preoccupazione gli sviluppi legati alla situazione in Ucraina. Il 27 febbraio, l’Egitto ha anche convocato una riunione di emergenza del Consiglio della Lega araba a livello di delegati, per discutere gli sviluppi in Ucraina.

3) Secondo lei la guerra a Kiev inciderà anche sulla Libia?

I libici si sono lamentati dell’aumento del prezzo del pane e di alcuni generi alimentari, soprattutto dopo la guerra russa contro l’Ucraina, oltre al ritorno di folle di auto davanti ai distributori di benzina in alcune zone del Paese.

Con l’impossibilità dell’Ucraina di vietare l’esportazione di grano, questa decisione influenzerà le autorità libiche a breve termine per compensare il 43% delle sue esportazioni di grano e mais da questo paese europeo.

I prezzi della farina sono aumentati nei mercati libici durante la prima settimana della guerra in Ucraina, mentre la Libia si avvia a nuovi contratti per l’acquisto di grano dai mercati internazionali. Esperti di energia affermano che gli occhi di molti paesi che attueranno le sanzioni imposte alla Russia saranno orientati al petrolio libico.

A livello politico, la Russia dovrebbe fare pressioni per sostituire l’attuale consigliere speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la Libia, la statunitense Stephanie Williams, e la nomina di un nuovo capo della Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia.

4) Cosa sta succedendo a Tripoli in questi giorni?

Gli osservatori degli affari libici aspettano di sapere ciò che accadrà nei prossimi giorni a Tripoli, per quanto riguarda l’attuale crisi tra il premier designato dalla Camera dei rappresentanti, Fathi Bashagha, e il premier uscente del Governo di unità nazionale Abdulhamid Dabaiba, per cedere il potere. Mentre Dabaiba insiste a cedere solo a un governo eletto, Bashagha vuole trasferirsi nella capitale nel modo più pacifico possibile e assicura che il governo non sarà coinvolto in violenze o conflitti.

Tripoli ha recentemente assistito a mobilitazioni militari degli i sostenitori dei due governi, alcune strade sono state chiuse, poi i carri armati si sono ritirati. Ma non ci sono finora indicazioni di uno scontro armato, a Tripoli è tutto tranquillo, la vita procede normalmente.

5) Come evolverà la crisi libica?

Ci sono indicazioni positive sulla via della risoluzione della crisi, dove il governo Bashagha ha assunto la sede ministeriale nell’est del paese dal precedente governo. Le procedure si sono svolte giovedì, in un atmosfera positiva, secondo il vice di Bashagha Ali al-Qatrani. Così ci sarà la consegna e la ricezione Al sede generale del presidente del Consiglio al sud in pochi giorni.

Rimane solo Tripoli, speriamo che anche Bashagha assuma le sue funzioni entro pochi giorni, perché non vuole governare lo stato da nessun’altra città. Il desiderio di Bashagha di non entrare nella capitale con la forza delle armi è una mossa saggia e vedremo nel prossimo periodo fino a che punto il nuovo governo libico sarà riconosciuto dalla comunità internazionale. Tuttavia, il rifiuto di Dabaiba di cedere il potere porta non solo alla divisione, ma anche al ritorno al ciclo della violenza e del conflitto armato.

Aspettiamo che Bashagha guidi la Libia a vere elezioni che rappresentino tutti segmenti del popolo libico e unifichi tutte le istituzioni dello stato sotto un unico governo.