Nella risposta ai disastri la chiave per un nuovo rapporto con l’Africa

Marrakech e Derna, due facce della stessa medaglia. La furia della natura contro l’Africa. Il mondo che, in due fronti diversi del Maghreb, in pochi giorni colpisce duramente due città dalla situazione, dallo sviluppo e dalle prospettive ben diverse mostra, inclemente, quanto labile e fragile sia il continente più teso e conteso del pianeta.

Come se non bastassero golpe, guerre civili, conflitti latenti, penetrazioni straniere, ecco che a colpire l’Africa sono il terremoto marocchino e la tragica alluvione libica. Disastri naturali su cui, poi, s’innesta il fattore umano: la tragicomica situazione del Marocco in cui re Maometto VI tresca per legare aiuti e questioni politiche, temendo ritorsioni sul tema del Sahara occidentale, va di pari passo con i dubbi sulla gestione delle infrastrutture libiche come le dighe collassate in Cirenaica. Ma in questo caso è il Paese stabile, il Marocco, a subire i colpi dell’instabilità politica mentre la Libia divisa vede la solidarietà tra il governo d’unità nazionale internazionalmente riconosciuto e il Parlamento di Bengasi in nome della difesa dei cittadini libici.

Prospettive diverse per un mondo, quello africano, in cui anche la natura, con i suoi duri, inclementi colpi, può riservare tragiche sorprese. E ci insegnano quanto un ruolo decisivo che l’Italia e l’Europa possono giocare nella regione sia quello della risposta ai disastri e della lotta al degrado di infrastrutture e settori connessi alla sicurezza pubblica. Il tema del fattore umano nei disastri naturali è fondamentale, dato che molto spesso al colpo della natura si aggiunge l’effetto-leva dei contributi umani in termini di incuria e assenza totale di prevenzione. In Paesi in via di sviluppo esposti a disastri come terremoti o alluvioni o nei Paesi che, nel continente africano, subiranno gli effetti del cambiamento climatico un’agenda di questo tipo può essere fondamentale. Ragion per cui è benvenuta l’attenzione data dall’Italia all’inserimento di 3 miliardi di euro da parte del G20 in un fondo di mitigazione degli effetti dei disastri naturali in Africa. Prevenire prima per soccorrere meno poi: può essere una traccia d’azione. E una via maestra per un nuovo ruolo africano per il nostro mondo. In cui l’Italia può essere protagonista.