Il rischio di una dittatura dei giovani

C’è un principio che sembra andare per la maggiore negli ultimi anni: prima di ogni passo, chiedere ai “giovani”. Banalmente, basta guardare a quello che accade nel mondo dello sport. Quando si parla di nuove regole in Formula Uno ad esempio, si dice sempre “i giovani vogliono così”, “nessun giovane è disposto a seguire due ore di gara, tagliamo la durata”. Il principio appare tanto inquietante quanto piuttosto superficiale.

Superficiale perché occorre capire su quali basi si prova a interpretare il pensiero delle giovani generazioni. La risposta in tal senso forse è da cercare in una, banale anch’essa, ricerca di dati. Ed è questo l’aspetto più inquietante: lasciare l’interpretazione dei comportamenti dei fantomatici giovani a freddi e poco indicativi numeri. Circostanza che rivela tutta l’incapacità della classe dirigente, a livello internazionale, di comprendere fino in fondo il mondo delle nuove generazioni. Si lascia tutto ai dati, si lascia tutto a meri calcoli numerici. E, soprattutto, si lascia agli algoritmi l’onere di prendere delle decisioni.

Spesso le dittature iniziano quando una sola persona o un solo gruppo di potere decide di arrogare a sé ogni decisione. In questo caso invece, si rischia una dittatura generata proprio dall’incapacità di assumersi delle responsabilità da parte di chi dovrebbe prendere delle decisioni. L’esempio precedente è solo uno dei tanti. Ma è un deciso campanello d’allarme: cosa accadrà nel momento in cui si giustificheranno delle scelte politiche soltanto in base a una presunta volontà dei più giovani?

Di solito una società si evolve quando chi è più grande trasmette dei valori a chi ha appena cominciato il proprio percorso. Valori contro cui a volte, giustamente, ci si ribella. Anzi, spesso è proprio lo scontro e il braccio di ferro intergenerazionale a permettere a una società di incardinarsi verso una determinata direzione. Ma se chi deve trasmettere i valori delega a numeri, dati e considera i più giovani come detentori dell’ultima parola, quale reale confronto o scontro potrà mai esserci? Chi dovranno seguire le nuove generazioni? O contro chi dovranno ribellarsi?

Un conto è il capire nuovi comportamenti, un conto è darli a priori per buoni e assecondarli. Assecondare è il primo passo della de responsabilizzazione. E avere una società de responsabilizzata non è certo un buon segno in prospettiva futura.