Quando i migranti sono solo un pretesto

Scholz, il cancelliere tedesco su cui ancora oggi grava la pesante eredità di Angela Merkel, ha dichiarato nelle scorse ore di vedere ben presto l’Albania all’interno dell’Ue. Lo ha fatto dopo che per anni Berlino, assieme a Parigi, ha issato un vero e proprio muro politico davanti le pretese di Tirana. E lo ha fatto dopo che è stata l’Italia, con l’accordo sui migranti dei giorni scorsi, a essersi fatta garante delle velleità albanesi.

Il premier albanese, Edi Rama, può così festeggiare: ha corteggiato l’Italia, usando più volte la parabola del ricordo dell’accoglienza italiana degli albanesi negli anni ’90, ed è così finito per farsi corteggiare a sua volta dalla Germania e dalla Francia. In poche parole, il discorso relativo ai migranti è ancora una volta una semplice base su cui impiantare le strategie geopolitiche.

L’Italia bisognosa, più che di Paesi in grado di ospitare i migranti, di rapporti in grado di garantirle un ritorno sulla scena balcanica, ha stretto l’intesa con Rama in cambio del proprio ruolo di garante per l’ingresso nell’Ue di Tirana. L’Albania, a sua volta, con l’avvicinamento all’Italia ha incassato un importante appoggio per le proprie ambizioni europee. Ma ha anche ammorbidito il muro franco-tedesco. Sia Parigi che Berlino non lasceranno certo un ampio raggio di azione all’Italia in Albania e nei Balcani e così, dopo pochi giorni, Scholz ha rilanciato il suo favore per Tirana.

Giochi geopolitici, legittimi sia sul piano strategico che su quello dei rispettivi interessi nazionali. Ma che spiegano come, in fin dei conti, il problema immigrazione è spesso solo marginale nelle agende europee. Per non dire del tutto secondario.