Quando la guerra era da noi

Il concetto di guerra negli ultimi decenni in Europa è stato vissuto con distacco. Quasi come un elemento al massimo da esorcizzare o da ricordare, percepito come lontano dalla nostra era. Poi il conflitto in Ucraina ha riacceso i timori e ha fatto nuovamente toccare da vicino un’esperienza bellica anche all’opinione pubblica nostrana.

Per questo è importante ricordare oggi quanto accaduto esattamente 80 anni fa, quando la guerra è stata vissuta in prima persona dai nostri nonni. Nel luglio del 1943 la Sicilia è la prima regione italiana a vivere il conflitto all’interno del proprio territorio. Il 10 luglio si è avuto lo sbarco degli alleati tra Licata e Gela, poi un’intensa attività aerea da parte statunitense che il 12 luglio successivo ha colpito pesantemente anche Agrigento. Ancora oggi è impossibile sapere con certezza il numero dei morti di quel bombardamento, il quale ha lasciato profonde cicatrici e profondi ricordi tra i miei concittadini.

Zone oggi familiari hanno rappresentato 80 anni fa il palcoscenico delle prime battaglie in Italia durante la seconda guerra mondiale. Come raccontato dal giornalista Calogero Conigliaro, le aree del Fiume Naro, del Quadrivio Spinasanta, di Montaperto, di Monserrato e di Porto Empedocle, hanno visto il continuo scambio di colpi tra italiani e alleati. Al Fiume Naro, in particolare, si è assistito a una forte resistenza da parte italiana con l’esercito in grado di bloccare per almeno quattro giorno l’avanzata alleata.

Oggi in questi quartieri e in queste contrade scorre un normale e soleggiato giorno di luglio. Nel 1943 a scandire i ritmi di queste aree della Sicilia sono stati i tetri rumori della guerra. Un tempo che non appare poi così distante. Ricordarlo serve a sottolineare ancora una volta l’importanza di proteggersi dalla guerra, evento in grado di distruggere in poco tempo la quotidianità di milioni di famiglie. Ricordare da queste colonne, nate dal progetto di InfoAgrigento.it, quanto accaduto 80 anni fa serve anche a rendere il doveroso tributo ai tanti miei concittadini che hanno patito le ingiurie della guerra.